Vita dura per i radiomicrofoni Vita dura per i radiomicrofoni
Difficile la coesistenza di questi apparati, tra DVB-T e LTE, ma la rottamazione… Una delle date importanti della televisione italiana è il luglio 2012,... Vita dura per i radiomicrofoni

Difficile la coesistenza di questi apparati, tra DVB-T e LTE, ma la rottamazione…
Una delle date importanti della televisione italiana è il luglio 2012, mese in cui l’intero sistema di televisivo è passato dalle trasmissioni terrestri analogiche a quelle digitali. A distanza di sei mesi circa da quel giro di boa -se volessimo fare una “sintesi in una frase” dei risultati- potremmo certo affermare che i problemi di assetto di tutto il settore delle trasmissioni televisive terrestri è ben lungi dal poter essere considerato soddisfacente. Problemi di accavallamento frequenze, di cancellazioni totali di segnali, di assegnazioni di canali che poi sono stati tolti e poi ridati e poi ritolti e poi spostati e via dicendo. I problemi dei continui cambi di frequenza, di congiuntura economica, di budget contratti, di investimenti pubblicitari in calo, di sovvenzioni spese male e mille altre problematiche danno un risultato piuttosto sconsolante.
Non ultimo anche un altro problema che -seppure più in sordina- minaccia come una spada di Damocle tutto il settore dell’intrattenimento: quello dei radiomicrofoni e della difficile convivenza coi trasmettitori DVB-T.

Infatti, per entrare subito in argomento, basta considerare come i radiomicrofoni digitali operino in bande coincidenti o vicinissime a quelle del digitale terrestre per capire quali problemi possono insorgere e siano certo già insorti soprattutto in alcune aree densamente popolate –di radiofrequenza.

Avvistata l’ultima minaccia per i radiomicrofoni, si chiama “LTE”. Dal 2013 tutti i radiomicrofoni, secondo una normativa europea dovranno tutti operare solo entro i 470-790 MHz.

Tutto nasce dal fatto che i radiomicrofoni o sistemi wireless sono praticamente “universalmente presenti” in ogni spettacolo o ripresa televisiva e operano nella stessa gamma di trasmissione della tv digitale UHF da 470 MHz a 870 MHz.

In alcune situazioni geografiche dove le riprese o gli spettacoli radiomicrofonati si svolgono in una location troppo vicina a siti trasmittenti- si possono creare serie problematiche alla propagazione dei radiosegnali dei microfoni digitali, universalmente impiegati nel mondo dell’entertainment.

E’ evidente pensare che una mega produzione televisiva in studio dove vengono impiegate anche decine di frequenze in contemporanea risentirà parecchio di questa problematica.
Le aziende che costruiscono radiomicrofoni per impieghi professionali non sono molte nel mondo e ognuna ha cercato di ovviare a queste problematiche con soluzioni differenti.
Qualche azienda aveva anche proposto, per trovare i canali liberi su cui operare, di utilizzare una mappatura dell’assetto digitale ossia recuperare prima di allestire la “location” le informazioni necessarie per poter prevedere in anticipo su quali canali liberi lavorare. Si tratta evidentemente ancora oggi di fantascienza in quanto la situazione DVB-T è ben lontana da potersi permettere una mappatura di riferimento.
Molti gruppi di lavoro internazionale hanno anche faticato per individuare quale potesse essere la procedura ottimale per far lavorare dei radiomicrofoni in un simile panorama, ma senza risultati degni di nota.
Una possibile soluzione giace nella possibilità di confidare sull’impiego solo di apparati di fascia molto alta (dal costo attorno ai diecimila euro cadauno). Ma anche questo panorama si rivela ingestibile se non dai broadcaster internazionali.
Ancora oggi il buon senso suggerisce l’impiego di uno scanner larga banda che permetta di visualizzare i segnali tv presenti nella zona scelta e poi affidarsi solo a radiomicrofoni che operino con una banda più stretta, che segua la portante, ed escluda i segnali fuori frequenza.

Il quadro generale è ancora peggiore

E le brutte notizie non sono finite, in quanto la ITU a Ginevra già nel 2007 aveva teorizzato utilizzo della banda 790/870 per applicazioni telefoniche ed ora l’implementazione in tutta Europa è una realtà con cui fare i conti.

DVB-T comporta l’uso denso di tutto il canale televisivo; quindi è indispensabile utilizzare solo radiomicrofoni con alto valore di squelch, almeno fino a 50/60 dBuV e flessibilità in banda 200/300 MHz.

Dalla fine dell’anno 2012 -infatti- la gamma di frequenze da 790 MHz a 854 Mhz che prima era utilizzabile non lo è più perché è assegnata ai nuovi servizi di telefonia definiti dall’acronimo LTE (Long Term Evolution). Dal primo gennaio 2013 è vietato -anche dal punto di vista formale e legale- impiegare apparecchiature funzionanti nella gamma detta sopra. La situazione diventerà ancora più esasperata nel momento in cui i telefoni cellulari e i tablet diventeranno sempre più operativi in tale gamma di frequenze, quindi, al di là della legge che ne vieta l’impiego, è lo stesso buon senso a suggerirne l’abbandono o la riconversione.
Tutto quello che in questo momento sta funzionando in modo alternato in base alla collocazione geografica dovrà comunque essere riallocato verso frequenze più basse dove ci sono canali potenzialmente ancora liberi, in attesa forse anche di una riassegnazione alle trasmissioni DVB-T.

Tra i produttori di radiomicrofoni la germanica Sennheiser ha un’esperienza di oltre cinquant’anni ed è tra le prime aziende ad avere immesso sul mercato i radiomicrofoni.
Così abbiamo pensato di chiedere a Paolo Corchia della SBU Audio Professionale dell’importatore italiano Exhibo Spa, di descriverci “dall’interno” questo panorama e di verificare la possibile risposta di questo marchio prestigioso.

“Sintetizzando, potremmo dire che se in alcune zone geografiche caratterizzate dalla presenza di “poche” portanti televisive (anche il DAB è in arrivo…!) la simbiosi tra radiomicrofoni e trasmettitori DVB-T diviene problematica ma tutto sommato ancora accettabile, in altre zone più densamente popolate la ricerca di un canale libero su cui operare con uno o più radiomicrofono diventa un bel terno al Lotto.
Di fatto, con l’arrivo della minaccia 4G o LTE, si verificherà un nuovo problema di ulteriore riempimento dei canali utilizzabili da parte della tv con conseguente sempre maggiore ansia da parte di chi deve operare in quelle stesse bande radiomicrofoniche.
Exhibo per proteggere i propri clienti ha quindi pensato di risolvere proponendo due importanti operazioni: la prima passa dal laboratorio di assistenza tecnica e che prevede una ricanalizzazione di quegli apparati radiomicrofonici -già in possesso dei clienti- che ora operano al disopra della fatidica soglia dei 790 Mhz UHF.
La seconda importante iniziativa -invece- è di tipo commerciale e prevede uno “sconto rottamazione” sugli apparecchi di questo tipo che garantisce al cliente un forte sconto sull’acquisto di apparati adeguati alle nuove normative.
A tale scopo vengono proposte le serie Evolution G3, la Serie 2000 e ovviamente anche le top di gamma, Serie 3000/5000 che si differenziano per la notevole ampiezza di banda disponibile (rispettivamente 42-75-180 Mhz). Si tratta di serie proporzionate a livello di prezzo, come a dire che al salire dei costi salgono anche le frequenze utilizzabili.
Per chi vorrà seguire altre strade, al momento di un acquisto in favore di un radiomicrofono, consigliamo di tenere a mente che oggi è determinante verificare che tali apparati rispettino i requisiti appena espressi per evitare di incorrere in problematiche molto serie e che in brevissimo tempo, con la diffusione sempre maggiore dell’LTE, diventeranno sempre più evidenti e frequenti.”

redazione milano