Un emendamento salva Radio Radicale Un emendamento salva Radio Radicale
Alla fine una soluzione temporanea per salvare Radio Radicale è stata trovata. Il 13 giugno è passato nelle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera... Un emendamento salva Radio Radicale

Alla fine una soluzione temporanea per salvare Radio Radicale è stata trovata. Il 13 giugno è passato nelle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera un emendamento del Pd (a firma Sensi e Giachetti) che provvede a elargire all’emittente un finanziamento supplementare di altri 3 milioni per il 2019. Il testo è stato riformulato, hanno spiegato i dem, su proposta della Lega, mentre il governo con il viceministro dell’Economia, Laura Castelli, ha dato parere contrario. Hanno votato a favore la Lega e tutti gli altri partiti di opposizione, il Movimento 5 Stelle ha votato contro.

Radio Radicale nel 1983

La misura punta a favorire la conversione in digitale e la conservazione degli archivi, ma di fatto eroga ossigeno alla radio fondata da Marco Pannella fino a fine anno, in attesa di una nuova, eventuale convenzione con la messa a gara del servizio di trasmissione integrale dell’attività parlamentare. Il m5s ha criticato fortemente la decisione. “Su Radio Radicale la soluzione più equa era di finanziare la conversione in digitale e la conservazione degli archivi multimediali, fino ad una spesa massima di 1 milione di euro nel triennio. L’emendamento proposto dalle opposizioni ha disposto invece di erogare altri 3 milioni di euro nel solo 2019 ad una radio che ne riceverà già 9 quest’anno. Una scelta a cui hanno aderito tutti i partiti, Lega compresa, e che ci ha trovato fortemente contrari”, hanno dichiarato i deputati M5S delle commissioni Bilancio e Finanze.

L’emendamento approvato prevede l’inserimento nel testo del provvedimento di un articolo 30 bis, dal titolo: “Interventi a favore di imprese private nel settore radiofonico”. In base al primo comma, le imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale (legge 230 del 1990) mantengono il diritto dell’intero contributo previsto dalle leggi 250 del 1990 e 278 del 1991, anche in presenza di ripartizione percentuale tra gli altri aventi diritto. Inoltre, allo scopo di favorire la conversione in digitale e la conservazione degli archivi multimediali di questo tipo di imprese, la Presidenza del Consiglio dei ministri corrisponde a queste aziende un ulteriore contributo di tre milioni di euro per quest’anno (le risorse vengono attinte dal Fondo per il pluralismo e l’innovazione nell’informazione). Questo contributo “non è soggetto a riparto percentuale tra gli altri aventi diritto e può essere riassorbito da eventuale Convenzione appositamente stipulata successivamente all’entrata in vigore della presente disposizione”.

redazione milano