Italia in fondo alla classifica Ue per ricerca e innovazione Italia in fondo alla classifica Ue per ricerca e innovazione
Punte di eccellenza, inadeguata organizzazione, bassi investimenti. Il settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica rimane il tallone d’Achille dell’Italia. Lo conferma il rapporto del... Italia in fondo alla classifica Ue per ricerca e innovazione

Punte di eccellenza, inadeguata organizzazione, bassi investimenti. Il settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica rimane il tallone d’Achille dell’Italia. Lo conferma il rapporto del Centro Economia Digitale presentato a Roma, al XVIII Forum Annuale del Comitato Leonardo che ha avuto per tema “Tech in Italy: innovazione, competitività, crescita”.

In Italia il livello degli investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo in rapporto al Pil è inferiore a quello della media Ue a 28 Stati (nel 2017 soltanto l’ 1,3% contro una media europea del 2,1%). Il Paese è particolarmente indietro rispetto a Francia (2,2%) e Germania (3%). Un ritardo cronico che si conferma anche nell’ambito dei brevetti high-tech.

Alessandro Profump, Stefano Patuanelli, Luisa Todini

Dalla ricerca emergono altri due elementi. Tra il 2008 e il 2017 si è registrato un incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo prevalentemente nel settore privato (in Italia come nella media Ue28). Cresce inoltre la produzione scientifica dei ricercatori italiani negli ultimi anni, con un numero di pubblicazioni per abitante pari a quella dei francesi e di poco inferiore a quella dei tedeschi, nonostante il minor contingente di ricercatori nel nostro Paese.

Al forum il presidente di Leonardo Alessandro Profumo ha dichiarato: “Il capitale umano c’è, si deve attuare una trasformazione dall’interno dell’azienda reimpostando il modo di lavorare, sviluppando una contaminazione di un insieme di fattori. Noi imprenditori abbiamo una porzione di responsabilità. È necessario creare progetti di formazione, contaminando, unendo il guardare avanti alla cultura. Ci deve essere però anche, inoltre, un cambiamento culturale prima di tutto”.

Era presente anche il ministro per lo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, che ha commentato: “Certamente c’è la necessità di una relazione più forte tra il mondo dell’impresa ed il mondo dell’educazione. C’è lo stesso impianto educativo da troppo tempo, dobbiamo, invece, capire già da oggi quali sono filoni educativi che servono per i lavori del futuro. Non sappiamo cosa servirà fra 10-15 anni come tipologie di lavoro nel nostro Paese. È una sfida che dobbiamo vincere e abbiamo le capacità per farlo”.

redazione milano