Salvare il Web, la missione di Tim Berners-Lee Salvare il Web, la missione di Tim Berners-Lee
“Se lasciamo il Web così com’è, c’è una gran quantità di cose che andranno male. Potremmo finire con una distopia digitale. Non abbiamo bisogno di... Salvare il Web, la missione di Tim Berners-Lee

Se lasciamo il Web così com’è, c’è una gran quantità di cose che andranno male. Potremmo finire con una distopia digitale. Non abbiamo bisogno di un piano decennale per il Web, dobbiamo cambiare il Web adesso”.

È una dichiarazione di Sir Tim Berners-Lee, co-fondatore del World Wide Web, che ha lanciato il suo “Contract for the Web” per salvare lo spirito migliore della Rete: la libertà di espressione, l’accesso al sapere, la cooperazione universale.
Il documento è una sorta di Costituzione del mondo digitale, che si basa su 9 regole fondamentali rivolte a Governi, Aziende e Cittadini, e 72 articoli. Ecco le disposizioni fondamentali.

I Governi dovranno:

– assicurarsi che tutti possano connettersi a Internet;
– mantenere sempre disponibile Internet;
– rispettare e proteggere i diritti fondamentali della privacy e dei dati online delle persone.

Le Aziende dovranno:

– rendere Internet accessibile a tutti;
– rispettare e proteggere la privacy e i dati personali delle persone per costruire fiducia online;
– sviluppare tecnologie che supportino il meglio dell’umanità e sfidino il peggio.

I Cittadini dovranno:

– essere creatori e collaboratori sul web;
– costruire comunità forti che rispettino il discorso civile e la dignità umana;
– lottare per il web.

“Contract for the Web” è frutto del lavoro di un anno di oltre 80 organizzazioni. Ha avuto impulso dalla Web Foundation di Berners-Lee e gode del sostegno di oltre 150 grandi compagnie, comprese Microsoft, Google, Facebook, cioè alcune delle aziende accusate di incarnare il volto moderno del Grande Fratello. Ora si impegnano a trovare adeguate soluzioni, pena l’esclusione dal network.

“Penso che la paura della gente per le cose brutte che accadono su Internet stia diventando, giustamente, sempre più grande”, ha affermato Tim Berners-Lee. Tra le “cose brutte” del dominio degli algoritmi destano maggiore preoccupazione: la sorveglianza di massa, la diseguaglianza nell’accesso, la diffusione seriale di falsità e violenza verbale, lo sfruttamento scientifico delle debolezze umane.

redazione milano