Ungheria, il governo spegne Klubradio Ungheria, il governo spegne Klubradio
Domenica 14 febbraio l’ungherese Klubradio ha trasmesso per l’ultima volta sui 92,9 MHz delle frequenze nazionali. L’ente ungherese che regolamenta le emissioni radio non... Ungheria, il governo spegne Klubradio

Domenica 14 febbraio l’ungherese Klubradio ha trasmesso per l’ultima volta sui 92,9 MHz delle frequenze nazionali.
L’ente ungherese che regolamenta le emissioni radio non ha prorogato la licenza perché Klubradio non avrebbe ottemperato agli obblighi di fornitura dei dati relativi agli anni nel 2016-17. Lo staff dell’emittente avrebbe mandato i report in ritardo. Ma dietro le ragioni burocratiche appare evidente la volontà del governo Orban di spegnere una delle ultime voci scomode.
Euronews ha incontrato András Arató, responsabile della Monográf, società che gestisce la storica emittente. “Abbiamo raccolto informazioni dagli altri tre canali radio che avrebbero commesso i nostri stessi gravissimi errori nel periodo pregresso eppure loro hanno comunque avuto l’estensione della licenza ad emettere sulle normali frequenze. Ecco perché ci sentiamo discriminati dall’autorità degli audiovisivi ungherese che ci ha bloccato le frequenze”, sostiene Arató.
Le trasmissioni di Klubradio, che avevano una media di mezzo milione di fedeli ascoltatori, proseguiranno sul web.
“Spero che il nostro silenzio sulle frequenze analogiche duri poco. Intanto i nostri ascoltatori riceveranno via Internet esattamente lo stesso prodotto con i contenuti di prima. E, naturalmente continuiamo la battaglia legale”: ha dichiarato il direttore di Klubradio Mihal Hardy.
Intanto si sono moltiplicate le voci a difesa della libertà di espressione dell’emittente. Gruppi di cittadini hanno manifestato il loro sostegno a Budapest e si è fatta sentire anche l’unione Europea.
“Quando l’Ungheria applica le norme Ue sulle frequenze dovrebbe rispettare la Carta dei diritti fondamentali che include la libertà di espressione, informazione e di impresa“, ha dichiarato Christian Wigand, uno dei portavoce della Commissione europea. Da Palazzo Berlaymont, ha poi aggiunto, è partita la richiesta ufficiale che le frequenze sospese “con motivazioni giuridiche molto discutibili” da Budapest “possano continuare a essere utilizzate”, evitando “danni irreparabili al padrone delle frequenze”.
Sulla piattaforma online della radio, il 15 febbraio, l’editore Andras Arato ha deciso di inaugurare il nuovo corso trasmettendo l’Inno alla Gioia, l’inno ufficiale dell’Unione Europea.

Piero Ricca