Il film candidato al Sundance This Is Not a Burial,  It’s a Resurrection montato su DaVinci Resolve Il film candidato al Sundance This Is Not a Burial,  It’s a Resurrection montato su DaVinci Resolve
Il montaggio, la correzione colore e il finishing dell’opera prima di Lemohang Jeremiah Mosese, This Is Not a Burial, It’s a Resurrection, sono stati... Il film candidato al Sundance This Is Not a Burial,  It’s a Resurrection montato su DaVinci Resolve

Il montaggio, la correzione colore e il finishing dell’opera prima di Lemohang Jeremiah Mosese, This Is Not a Burial, It’s a Resurrection, sono stati realizzati su DaVinci Resolve Studio di Blackmagic Design.

Il film, dopo la partecipazione al Festival di Venezia dello scorso anno nella sezione Biennale College, è candidato al gran premio della giuria nella sezione World Cinema Dramatic del Sundance Film Festival. I diritti internazionali del film sono stati acquistati dall’etichetta d’autore Artscope della Memento Film.

“Si tratta di un progetto molto personale, che si ispira ad eventi reali della vita di mia nonna in Sudafrica”, ha spiegato Lemohang, che ha diretto, montato ed esportato il lungometraggio in soli sei mesi.

Solitamente di stanza a Berlino, il regista si è recato nel suo paese nativo, il Lesotho, per completare la produzione, prima di spostarsi alla Uhuru Productions di Città del Capo per ultimare il montaggio. Sempre qui, la correzione colore è stata curata da Nic Apostoli, colorista della Comfort and Fame Studios.

“Utilizzare il Lesotho come location per le riprese è stato fantastico, ma non ci ha lesinato difficoltà. Il cast ad esempio, era composto per la maggior parte da abitanti del luogo che non erano mai stati davanti a una telecamera, e poi mancavano sia l’elettricità che altre infrastrutture”.

Per ovviare al problema, Lemohang e il suo assistente si sono procurati un generatore e hanno messo su una suite di editing provvisoria sul posto con dei Mac Pro quad core. Hanno così transcodificato i giornalieri e montato la prima versione.

“Lavorando senza elettricità e infrastrutture vere e proprie, abbiamo davvero messo DaVinci Resolve alla prova. A conferma della sua ottima stabilità generale, sul set non abbiamo avuto alcun problema con le prestazioni del software. Mi piace molto anche il look moderno e innovativo dell’interfaccia, dove svolgere l’editing è davvero un piacere.

Per la post produzione avevo tantissime idee in mente e Resolve mi ha permesso di metterle insieme con facilità. Una volta rientrati a Città del Capo, grazie alle funzioni non lineari e di temporizzazione di Resolve ho potuto ridefinirne la narrativa e aggiungere una tensione appena percepibile.”

“Un paio d’anni fa avevo smesso del tutto di occuparmi di montaggio”, ha proseguito Lemohang. “Il software NLE che usavo prima era diventato troppo complicato e si chiudeva spesso. Quando ho provato DaVinci Resolve mi sono subito tornati l’entusiasmo e la passione per il montaggio. È tutto un altro mondo. Poter completare l’intera post produzione su una singola piattaforma, a mio avviso ha molto più senso dal punto di vista creativo. Da allora non mi sono più guardato indietro!”

redazione milano